STRUMENTAZIONE

La mia strumentazione nel corso degli anni

La mia primissima chitarra elettrica fu un’ARIA imitazione Les Paul Custom, regalata dalla mamma nell’Epifania del 1974. Ancora oggi, dopo averla massacrata con vari colori e averla trasformata “fretless”, è nel mio magazzino. L’ho poi usata sia in un brano di “After Rain” (Song For Roberta) e in “Eartheart” (Halloween).

La mia prima vera Gibson Les Paul Custom, la acquistai un pò di anni dopo, nel 1979.

Non era la classica Custom nera, ma color legno chiaro. Era bellissima, sia come estetica che come suono ma alla lunga, non essendo mancina, cominciò ad impedirmi la spalla mancante, limitandomi l’azione fino ai tasti più alti.

Prima LesPaul

335 nera rubata

A malincuore la vendetti (sempre pentito), per andare ad una doppia spalla mancante sempre Gibson ma stavolta 335. La acquistai nell’81.

Nel 1983 dopo svariati live e tutte le registrazioni del primo album After Rain, alla fine di un concerto, me la rubarono. Fu un vero trauma e un grande dispiacere perché con quella chitarra sentivo di aver trovato il mio strumento.

Poco dopo comprai un’altra semiacustica ma più economica, ossia una Ibanez AM205 Artist. Era molto carina ma un pò troppo brillante per i miei gusti; andando a paragonarla poi al calore della 335, la differenza era notevole.

Fortunatamente nell’84 un amico mi segnalò una Gibson 335. Si trovava in un negozio ed era simile a quella che avevo e che mi era stata rubata, quindi corsi a vederla e soprattutto provarla: fantastica!! Era originale della metà degli anni ’60 ma non era nera come l’altra rubata, bensì del classico color rosso.

Ovviamente diventò la mia chitarra inseparabile! A fine 1987 mi contattò un liutaio che stava iniziando a costruire chitarre e che aveva bisogno di farsi conoscere: Andrea Ballarin in arte “Manne”. Andai così nel suo laboratorio a provare qualche strumento. All’inizio avevo un pò di dubbi: staccarmi dalla 335 per virare su una solid body piuttosto aggressive e piccolina, era molto diverso da ogni punto dì vista…

Dopo un pò però, grazie alla grande disponibilità e pazienza dì Andrea, quest’ultimo mi costruì una chitarra fatta su misura per me, secondo la mia particolare impostazione.

Era un modello molto versatile con una bella finitura fiammata di colore viola che mi permise di fare molti concerti e registrazioni.

In seguito mi costruì altri modelli sempre più cuciti ad hoc per le mie esigenze. Ancora oggi infatti, uso Manne sia solid body che semiacustiche.

Quelle citate sono le chitarre più importanti e significative che ho avuto e che ho ancora.

Negli anni si sono susseguite poi svariate Gibson, come ad esempio la Chet Atkins con corde in nylon che ho usato sia in Tepore che in Magazine, e ancora Fender, Ibanez e Martin, più qualche altra che sicuramente mi sfugge…

Per quanto riguarda l’amplificazione invece, nel 1979 assieme alla prima Gibson Les Paul Custom, acquistai anche il primo vero ampli professionale che uscì proprio verso la fine di quegli anni: il LAB SERIES L7.

Questo progetto di amplificatori ideato da Gibson e Moog, con un compressore che adoravo, mi accompagnò per tutti gli anni ’80.

layer LAB L7

Con l’inserimento dei primi digital Delay e Chorus, scoprii che suonare in stereo era veramente un’altra storia, quindi dal 1984 aggiunsi un altro Lab Series: fu questo il mio suono fino al 1990.

Con l’avvento del digitale, gli amplificatori diventarono due casse monitor passive tipo SWR, Pierce e Brunetti. Per molto tempo inoltre, usai delle KK Audio con speaker EV, costruite in California. Esse erano pilotate con finali vari e con il bellissimo pre della SOLDANO Series II con multieffetti vari, tutti inseriti in quello che era un ingombrante e pesantissimo flycase.

Oggi, grazie alla collaborazione con Mark Bass, uso due leggeri e versatili ampli AC101.

KK Audio+EV speaker

Ampli AC101

Nella mia spartana pedaliera auto costruita non potevano mancare il classico Ibanez Tube Screamer, i Delay/Harmonizer Ibanez HD1000 e il chorus Roland DimensionD: tutta effettistica a rack. In seguito aggiunsi Digital Rev/Delay Roland DEP5.

TS + Mutron

Con i primi anni ‘90 cominciai ad inserire vari multieffetti, come ad esempio il KORG A3 e 1, permettendo così di sfoltire i chorus riverberi e Delay in rack, perché già presenti sulle potenti multieffects.

Dopo i Korg, una delle pedaliere che usai di più dalla metà degli anni ‘90, fu una Boss GT5, spartana ma con un bel suono analogico. Successivamente passai alla GT100.

GT5 + VG8

Roland 808

Se per tutti gli anni ‘80 sono stato solito usare ampli Lab con un misto di pedali analogici e digital Rev/Delay in rack, dall’inizio dei ‘90 il mio interesse principale diventò quello di sfoltire la strumentazione per avere un trasporto più agile, cosa che mi fu possibile grazie alle multiFX.

In parallelo ho anche sempre avuto guitar synth Boss/Roland, ditta della quale ho usato e uso tutt’ora un sacco di strumentazione.

Il primo synth guitar risale al periodo del mio “virus Methiniano”, ossia l’accoppiata synth GR300 con la chitarra fatta da Ibanez, Roland 808.

Questa era una chitarra di ottima fattura, con un suono molto simile a quello della Les Paul. Poi passai al convertitore midi GM70 che permetteva di interfacciare expander vari per poi suonarli attraverso il pick-up GK1 inserito sulla chitarra.

L’expander che preferivo e usavo era il Roland D550.

Questa ditta in seguito fece la serie GR che non comprendeva più solo un passivo convertitore ma anche molti suoni synth al suo interno. Ovviamente usai anche questo nel modello specifico del GR1.

Dagli inizi del nuovo millennio passai alla serie Roland VG 8 e 99. I suoni della chitarra, nella mia pubblicazione del 2005 “No Title”, per la maggior parte provengono dal VG8 con pick-up GK2 su una Manne.

Questo nuovo VG fu una sorpresa perché non era il solito synth con suoni pcm di tastiere tipo brass, flute e vibes, ma era una nuova tecnologia che sfruttava modelli fisici di vere chitarre tipo Gibson, Fender e molto altro. Risultato: zero ritardo e suoni assolutamente reali.

Nel 2010 comprai quello che uso ancora oggi, ossia il Roland GR55 che racchiude un po’ tutte le tecnologie, oltre ad un potente tradizionale multieffetto. Anche se è ormai un bel pó che il mio setup è fatto da chitarre Manne, GR55 e i cubetti AC101, è ovvio che soprattutto dal punto di vista dell’effettistica resto sempre curioso di provare nuove scatole magiche, anche per capire come la tecnologia evolve.

Roland GR55

C’è da aggiungere che negli ultimi 10 anni, i plugin all’interno di software musicali per computer che simulano amplificatori ed effetti, sono assolutamente affidabili e reali. Essi permettono di registrare direttamente senza bisogno di amplificatori o effetti fisici esterni. Personalmente mi trovo molto bene con la serie Guitar Rig di Native Instruments.

Manne GM SA 2022